di Antonio Castagna / scritto il 07-09-2007
In biblioteca a Sciacca, siamo in provincia di Agrigento, si va solo al mattino, dalle 9,00 alle 13,00. Non c’è quasi mai nessuno, perché l’orario non aiuta la frequenza degli studenti e poi ci sono pochi posti a sedere. Non è un posto confortevole per la lettura.
Ci vado perché devo fare delle foto a libri e giornali che parlano del teatro a Sciacca. Vorrei utilizzarle per un documentario a cui sto lavorando insieme al mio amico Giuseppe di Bernardo. Un teatro che c’era, intitolato al pittore Mariano Rossi, è stato abbattuto nel 1950, un altro cominciato alla fine degli anni ’70, progettato da Alberto e Giuseppe Samonà è ancora in costruzione. Ci siamo chiesti cosa succede in una città dove non il teatro non c’è, benché dal punto di vista architettonico e urbanistico sia un manufatto presente e visibile.
Il Direttore della biblioteca si chiama Ferrante. Gli dico brevemente perché sono lì e cosa mi serve e lui mette a disposizione libri e riviste, poi comincia a sfogliarli insieme a me. Mi chiede a cosa mi servano, commenta il fatto che non ci sono notizie utili su quel giornale che gli ho chiesto e che i libri parlano anche d’altro. Il tono è di chi, siccome ne sa più di me, si sente autorizzato a esprimere le sue opinioni e a guidarmi, infatti mi suggerisce altri testi, di cui però non ho alcun bisogno. Mi limito a dire che, per come abbiamo impostato il documentario, mi servono anche altri dati di contesto, per questo quelle riviste e quei libri vanno fanno al caso mio. Non sto a spiegare di più, anche perché su ogni cosa che dico commenta e l’autore del documentario sono io, non lui. Non voglio che entri dentro questioni che non lo riguardano. Lui forse vuole mettere in mostra la sua competenza. In effetti ricorda tutto, senza bisogno dello schedario, e conosce bene anche i contenuti di tre annualità di “La Giostra”, un mensile pubblicato a Sciacca nel 1955, 56 e 57. Malgrado il disagio andiamo avanti. Quando ho tra le mani un libro dell’architetto Piazza sul futuro urbanistico di Sciacca mi incuriosisce il fatto che tra gli autori ci sia anche Carlo Doglio, una firma prestigiosa che non mi aspettavo di trovare. Mi piacerebbe tenere il libro per un paio di giorni e leggere qualcosa, oltre a fotografare disegni e immagini come sto facendo.
• Lei è residente a Sciacca?
No, faccio io. Così scopro che se non sei residente non si possono prendere in prestito libri. È il regolamento delle biblioteche comunali, mi dice.
• Ma allora se mando un mio parente, o un mio amico, per dire, lui può prendere il libro?
• Certamente
Sorrido sardonico perché mi sembra una regola assurda. Ferrante si infastidisce e ribadisce che è il regolamento di tutte le biblioteche comunali. Io sono un po’ infastidito a mia volta dalla regola, ma anche dal fatto che so non essere vero. Ho vissuto a Trento diversi anni e ora a Torino e so che in quelle città non è così. Gli faccio notare che non metto affatto in dubbio la sua parola, solamente è certo che esistono anche biblioteche comunali alle quali basta iscriversi e che non fanno distinzioni tra residenti e non residenti.
• Allora non sono biblioteche comunali – ribadisce lui.
Sono le biblioteche comunali di Trento e Torino, gli dico, e probabilmente diverse altre.
La discussione apparentemente finisce lì. Dopo qualche minuto mi chiama per farmi vedere il regolamento delle biblioteche comunali di Pisa che in effetti dice proprio che se non sei residente non puoi prendere a prestito i libri.
Ribadisco che non metto in dubbio la sua parola né che le biblioteche di Pisa abbiano un regolamento simile a quella di Sciacca, sto solo criticando la regola.
• Anche Socrate non condivideva la regola eppure bevve la cicuta – mi dice senza un filo di ironia.
• Suppongo che mentre beveva avrà pure riso della regola – ribadisco con altrettanta mancanza di leggerezza – io sto solo criticando la regola, non intendo certo violarla. Comunque ci tengo a dirle che non tutte le biblioteche comunali funzionano così. Esistono evidentemente anche altri tipi di regolamenti.
• No, vede, non è biblioteca comunale allora. Io pure, sono andato ad Agrigento, alla biblioteca Santo Spirito, che volevo prendere visione del sistema di classificazione decimale Dewey e quando hanno visto che non ero residente mi hanno detto che non potevano darmelo.
A questo punto non so cosa dire se non ribadire che non metto in dubbio la sua parola. Però siccome non mi piace né la regola né la sicumera del Direttore di una biblioteca che in una città di 40.000 abitanti apre solo dalle 9,00 alle 13,00, allora non mi viene di lasciargli l’ultima parola.
• Guardi che io volevo solo informarla che esistono anche altri regolamenti, poi lei ne faccia ciò che vuole di quello che le dico.
• La verità – ribadisce lui che non è affatto disposto a lasciarmi l’ultima parola – è che siamo fin troppo disponibili. Lei è venuto qua, io ho messo a disposizione i libri, lei li sta fotografando. Che ne so io se lei ha diritto di fotografarli. Troppo disponibili.
• Forse ha ragione lei – dico io che pur di avere l’ultima parola direi qualsiasi sciocchezza.
Ripensando a mente fredda mi rendo conto di essermi fatto trascinare in un conflitto personale quando volevo solo far sapere al mio interlocutore che esistono altri regolamenti e altri modi di gestire una biblioteca comunale. E l’ho fatto nel peggiore dei modi, con un sorriso sardonico che ha aperto la disputa dando probabilmente all’interlocutore l’idea di trovarsi davanti uno sfrontato e magari un poco ingrato. E poi continuando a fare la parte del maestrino, di quello che ha visto e conosce il mondo, con il tono di Totò che esclama: “mi faccia il piacere! Io, ho fatto il militare a Cuneo”.
Probabilmente sarebbe stato molto più efficace porre una domanda sui regolamenti, farmelo spiegare. La verità è che sono arrivato avendo già una cattiva opinione di una biblioteca che apre solo 4 ore al giorno, e di un Direttore che non ti lascia un momento di respiro, chissà se per eccesso di zelo o per desiderio di partecipazione. E in fondo, forse non è vero che volevo fargli sapere che esistono modi e regole diversi. Probabilmente desideravo semplicemente prendere le distanze da quel mondo, quei modi, che sono il mondo e i modi da cui provengo. Facile capirlo a 15 giorni di distanza, difficile farci i conti lì per lì.
(Antonio Castagna)