di Antonio Castagna / scritto il 21-04-2007
Sulla prima pagina de “La Repubblica” di lunedì 2 aprile trovo una sorpresa. Un reportage di Roberto Saviano, il ventottenne autore di Gomorra, dal titolo Il miracolo dei ragazzi attori nel quartiere della camorra. L’articolo racconta della messa in scena a Scampia, quartiere noto più per episodi di camorra che per le attività culturali, di un’opera teatrale dal titolo Arrevuoto, che in napoletano vuol dire più o meno sottosopra. L’opera è tratta da Ubu sotto tiro, di Alfred Jarry, la regia è di Marco Martinelli, del “Teatro delle Albe” di Ravenna. L’articolo racconta della prima dell’opera, con cento ragazzi di Scampia sul palcoscenico a recitare. Ne fa una critica approfondita, seria, come di uno spettacolo vero, non come di un saggio di scuola. E poi narra del progetto del Teatro Mercadante, che ha pensato di usare il teatro come attivatore di energie e potenzialità che pur presenti in un quartiere come Scampia restano schiacciate dalla camorra e dal clima di controllo e di repressione. Scrive Saviano verso la conclusione dell’articolo: “Verrebbe da far un invito ai politici, a fermarsi dinanzi la bellezza sacra di questi ragazzi e di capire le infinite strade che suggeriscono, mostrando che non dalle promesse, non dagli scambi di favori, non dalle consulenze, non dalle conferenze stampa, non dalle campagne pubblicitarie, si troveranno mai soluzioni, ma questa terra ce la farà con le proprie energie vere, con il proprio talento nel momento esatto in cui la felicità riesce a opporsi al veleno, così naturalmente, come naturalmente si sceglie di vivere” (p.19).
Le infinite strade e le infinite possibilità sono quelle che spariscono immediatamente alla vista dei lettori e degli spettatori quando il racconto quotidiano dei fatti enfatizza esclusivamente l’aspetto criminale, attraverso una narrazione che insegue la cronaca senza mai disegnare scenari e mostrare la complessità contenuta nei sistemi viventi rappresentati. Ci voleva la fama conquistata da Saviano con Gomorra, originale esempio di inchiesta sulla camorra, osservata attraverso la soggettività e l’affettività del narratore, per rendere pubblicabile in prima pagina la prima di uno spettacolo teatrale a Scampia. Il conflitto è qui tra una rappresentazione che, appiattendo i fatti sulla dimensione criminale, finisce per far apparire la camorra invincibile, restituendo al lettore (cittadino, opinione pubblica) solo il senso di impotenza, e una narrazione più ampia, capace di restituire l’articolazione di una società comunque in movimento, nella quale traspaiono insieme alla potenza delle cosche, anche la potenza della creatività sociale. È dentro questo tipo di narrazioni che è possibile riconoscere il senso della possibilità, permettendo al linguaggio di riappropriarsi del suo potere specifico, abbandonare l’oscillazione tra l’impotenza e l’indignazione, due facce della medesima medaglia, e pensare che lavorare a partire dalle risorse presenti in un sistema per il cambiamento è possibile. Non si tratta semplicemente di pubblicare anche le buone notizie, come spesso si banalizza, ma di utilizzare uno sguardo più ampio per raccontare un mondo, nel quale i fatti non sono solo gli omicidi e le violenze, ma il sistema vivente che insieme alla violenza coevolve, aprendo anche spazi inattesi di futuro.
(Antonio Castagna)