di Luca Biagiotti (Novembre 2007)
Da più di venti anni tutti gli istituti, primari e secondari, di Pisa collaborano con il Teatro “G. Verdi” in un progetto che si chiama “Fare Teatro”. Questo abbraccio nacque perché la scuola aveva un fortissimo desiderio di cercare fuori, da qualche altra parte, senza sapere bene dove e senza avere chiarissimo che cosa. Noi, il “teatro” avevamo lo stesso bisogno: di pubblico, di giovani, di nuovo lavoro, di un teatro che non fosse aperto soltanto dopo le nove, di teatro che non fosse soltanto ‘spettacolo’ ma anche ‘teatro’, di messa in scena che diventasse messa in assemblea. Tutte queste cose non le sapevamo. Non avevamo le parole.
Avevamo sperimentato (e continuiamo a farlo) che l’utilizzo di tecniche mutuate dalla pedagogia teatrale stimolavano la partecipazione attiva degli allievi che, sentendosi protagonisti del processo di apprendimento, si lasciavano coinvolgere su qualsiasi tematica e determinavano l’innesco del circolo virtuoso per cui i docenti arricchivano la loro stessa pratica didattica. Questo aspetto è fondamentale: quando andiamo in una classe, il gioco è necessariamente “a tre”: noi (quelli del teatro), i ragazzi, gli insegnanti.
Questo racconto è la testimonianza di quello che è avvenuto quest’anno quando, in una scuola considerata “difficile” si è provato a parlare di Shakespeare e del Mercante di Venezia...
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