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Scienza e pace: dalla scienza pacificata alla coesistenza delle differenze scientifiche

di Antonio Drago (Luglio 2006)

Al suo nascere la scienza ha dovuto combattere una metafisica soffocante, che voleva precostituire le sue soluzioni (Galilei). Ma ha acquistato la indipendenza e poi, nei secoli, solo perché è generata da esperimenti oggettivi ed universali, ha dato di sé una immagine di sicurezza totale; ponendosi senza conflittualità interne e come un assoluto. Fino al punto da ribaltarsi sulla vita umana come la più sicura soluzione dei conflitti umani; la scienza porterebbe la pace, perché proporrebbe quanto è massimamente razionale secondo la ragione universale: Calculemus! e la soluzione verrà. Gli scienziati si sono proposti per sciogliere i nodi mondiali: disarmo, fame nel mondo, sviluppo, ecc..

Invece i maggiori maestri della nonviolenza (Tolstoj, Gandhi e Lanza del Vasto (1) hanno criticato radicalmente la scienza occidentale; in sintesi, essa rappresenta una direzione erronea dello spirito umano. Tolstoj: "La scienza dice tutto, meno perché dobbiamo vivere"; cioè è astratta dalla nostra vita, perché manca di una dimensione etica. Lanza del Vasto: "L'irreparabile mancanza della scienza moderna è la mancanza di uno che la sappia tutta"; cioè, siamo dentro un progetto sovrumano. La sua applicazione, la tecnologia, concedendo un'innumerevole quantità di facilitazioni e comodità, rappresenta una direzione di sviluppo che aliena la natura umana; e devia la società al profitto, invece che alla equità cooperativa.

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