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Qualcosa di prezioso: il lavoro segreto dello spettatore

di Roberto Scarpa (Febbraio 2006)

“Quando, fra qualche milione di anni, gli abitanti del pianeta cercheranno di immaginare l’uomo del 21° secolo ricostruendo le nostre bizzarre abitudini a partire dalle tracce che avremo lasciato, forse l’emblema che utilizzeranno sarà quello di un volto davanti ad uno schermo illuminato”.
Qualcosa di prezioso è la presentazione al libretto del dramma di José Sanchis Sinisterra, Lettore a ore, andato in scena nel mese di febbraio al teatro Stabile di Prato, teatro di cui Sinisterra è Direttore artistico. Nel suo breve scritto, Roberto Scarpa, immagina che in un lontano futuro, nel 2.000.006, un archeologo di nome Arturo, scopra le tracce della nostra civiltà, accorgendosi di due aspetti contraddittori di questo nostro tempo. Da una parte il teatro e un’opera come Lettore a ore, con cui lo spettatore è chiamato a un gioco di scoperta, come nella ricerca di un tesoro, dall’altra lo schermo, come situazione quotidiana di ognuno di noi. Ma come mai, si chiederà probabilmente l’archeologo venuto dal futuro, gli uomini del XXI secolo, pur consapevoli che la parola schermo indica qualcosa che nasconde, pretendevano che fosse invece qualcosa che li metteva in connessione con il mondo? Roberto Scarpa, giustapponendo il teatro allo schermo, ci pone un quesito importante su uno degli aspetti ambigui del nostro tempo, in cui la conoscenza rischia di negare la presenza e con questa la possibilità del gioco.

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