di Gianluca Bocchi
a cura di Ugo Morelli (Febbraio 2006)
La riflessione di Gianluca Bocchi ci aiuta a ripensare il nesso tra confini e identità ripercorrendo la storia del continente europeo dal 1492 ai giorni nostri.
La tesi fondamentale è che oggi si parla tanto di conflitto di civiltà e noi tendiamo a parlarne come se il conflitto fosse collocato in poli geograficamente o culturalmente differenti. Di volta in volta parliamo di Serbi, di Croati, di oriente, di occidente, di islam, di cristianesimo. Si può invece sostenere che ci sia un conflitto più profondo che scompagina il campo, un conflitto fra due nozioni differenti d’identità che possiamo definire come statica e dinamica, come chiusa e come aperta.
La prima narrazione ci dice che le identità derivano dalla notte dei tempi e sono esclusive, date dalla religione o dalla lingua, e quindi o si è partecipi di un’identità o non lo si è. La seconda visione ci dice che le identità sono aperte e in continua evoluzione.
Rivolgendoci alla storia, allora, possiamo chiederci: se noi oggi viviamo in tutto il mondo questo problema – quello di un confine che separa, luogo di scontri e di esclusione – questo problema come è nato? Bocchi ci illustra come dal 1492 al 1685 in Europa si esprima in fieri la radice dei drammi del mondo contemporaneo.
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