di Antonio Castagna / scritto il 04-12-2008
Qualche giorno fa, il 24 Ottobre 2008, su “La Repubblica”, c'era un'intervista di Curzio Maltese a uno studente di 22 anni impegnato nel movimento contro la legge Gelmini. Era il ragazzo che ha inventato lo slogan “Io non ho paura” che ha aperto una delle manifestazioni che si sono svolte a Roma. L'intervista cominciava così: “Sai cosa c'è? Alla fine uno si rompe le balle di avere paura. Ho 22 anni e vivo ogni giorno sotto ricatto. Paura di non farcela a riscattare tutti i crediti, del contratto da precario in scadenza, di non poter più pagare l'affitto e dover tornare dai miei, di non trovare un vero lavoro dopo la laurea, della crisi mondiale e dell'aumento delle bollette. Campo a testa china e tiro avanti sperando che domani sia migliore. Ma se mi dicono che domani non c'è più, l'hanno tagliato nella finanziaria, allora basta. Non mi spaventa più Berlusconi che dice di voler mandare la polizia. Non mi spaventa nulla, sono stufo. E finalmente, respiro”.
Il rifiuto della speranza dello studente mi ha fatto venire in mente Miguel Benasayag (Elogio del conflitto, Feltrinelli, 2008) che cita a proposito L'Etica di Spinoza, e parla della speranza come di una <
La scoperta dello studente è quella dello spazio pubblico, dell'agire politico e dunque del confronto tra idee e ipotesi di futuro diverse. È quello spazio di pensabilità che il dominio della ragione economica ha finito per negare. Non è un caso che la rivolta studentesca delle ultime settimane sia nata in risposta a una riforma della scuola ritagliata sulle esigenze contabili dello stato.
Antonio Castagna