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L'importanza di prendersi in giro

di Antonio Castagna / scritto il 10-07-2009

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Sul numero 796 di “Internazionale” del 22 maggio 2009 un articolo tratto dal “New York Times Magazine” riporta di alcune ricerche che dimostrano quanto sia importante prendere ed essere presi in giro per apprendere a stare con gli altri. Quando ad esempio non vogliamo che le nostre parole siano prese troppo alla lettera utilizziamo modi indiretti di dire, metafore, giri di parole, o anche le prese in giro, che sono un modo per aprire un canale di comunicazione senza bisogno di attaccare direttamente una posizione che non piace espressa da qualcuno dei nostri interlocutori.
La presa in giro è anche un modo per definire le gerarchie in un gruppo. chi è più forte, infatti, può permettersi di essere più pungente. Agevola la creazione di alleanze, ma anche di stigmatizzare comportamenti antisociali prendendone la distanza. L'Università del Galles ha realizzato una sperimentazione con dei gruppi di adolescenti a cui veniva chiesto di inventare dei nomignoli nei confronti degli altri. Gli scambi tra di loro sono stati anche molto duri. È evidente come si sia svolta nel gruppo una lotta per la supremazia. Ma gli scambi si concludevano poi regolarmente con una risata collettiva. Le tecniche di imaging hanno dimostrato che al momento della risata alla reazione attacco-fuga subentrava l'attivazione dei neuroni specchio. “Ridere insieme diventa un'esperienza collettiva, che implica un'azione coordinata e la scelta di un terreno comune. Sorprendentemente, la sofferenza momentanea che si prova quando si è presi in giro può trasformarsi in piacere”. Questo vale nei bambini, nei gruppi di adolescenti, tra adulti e tra innamorati. La burla, la presa in giro, l'accentuazione caricaturale di alcune caratteristiche permettono di superare molti conflitti con una risata.
La presa in giro è importante tra amici, per trovare vie indirette e non minacciose di affrontare i conflitti, purché sia sempre accompagnata da segnali non verbali che accentuino l'aspetto buffo della faccenda e purché non tocchino aspetti sui quali l'altro è troppo debole e vulnerabile.
Prendere in giro in altri momenti storici è stato più semplice che oggi, basti pensare al ruolo dei giullari. L'autore dell'articolo, Dacher Keltner, che insegna psicologia all'Università di Berkeley, fa notare come oggi invece sia più forte la paura.
Si teme l'eccesso e ci si protegge. In particolare si cerca di proteggere i bambini dalle manifestazioni di bullismo. Ma prendere in giro è diverso, ci dice Keltner: i bulli rubano, picchiano, tormentano e umiliano. I molestatori sessuali palpano, lanciano occhiata lascive o fanno avance pesanti e spesso minacciose. La presa in giro invece è un modo, a volte un po' aggressivo, di provocare, aggirare le ambiguità e i conflitti della vita sociale. È essenziale per noi umani come per gli animali sociali.
Il desiderio di proteggerci dagli eccessi rischia di produrre un effetto contrario. Ad esempio il desiderio di proteggere i figli dal bullismo, rischia di “privarli di una delle più importanti forme di scambio sociale. Prendendo in giro gli altri impariamo a modulare la voce, a usare il corpo e le espressioni del viso, oltre che a leggere i segnali inviati dalle persone. E questa è la base dell'intelligenza emotiva e dell'immaginazione morale. Impariamo a ridere di noi stessi, a non prenderci troppo sul serio. Impariamo a distinguere tra pericolo e sicurezza, tra quello che è giusto e quello che è sbagliato, tra amici e nemici, tra maschi e femmine, tra ciò che è serio e ciò che non lo è. Trasformiamo i molti conflitti della vita sociale in drammi divertenti”.

Antonio Castagna