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Non ci sono piu' i razzisti di una volta

di Enrico Franco (dal Corriere del Trentino, 20 giugno 2010) / scritto il 21-06-2010

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Non ci sono più i razzisti di una volta. Purtroppo.

Un tempo era tutto chiaro. Da una parte chi discriminava gli esseri umani in base alla loro razza (o religione, o provenienza), dall’altra chi credeva nell’uguaglianza di diritti, doveri, opportunità. Adesso no, adesso è diverso.

Certo, i razzisti «puri» esistono ancora, ma sono un’esigua minoranza. Per certi aspetti, sono il pericolo minore, in quanto definito e riconoscibile. La vera minaccia, invece, è data dalla zona grigia. Quella della xenofobia, della paura dello straniero e del diverso in genere. In Alto Adige — come ha appurato una ricerca sull’estremismo commissionata dalla Provincia e i cui risultati sono stati presentati giusto l’altro ieri dall’assessore Theiner — uno studente su tre non vuole avere rapporti con giovani extracomunitari.

Ancora peggio di questi ragazzi, tuttavia, sono gli adulti che adottano la logica delle geometrie variabili: fin qui gli immigrati van bene, ma oltre no. E il «fin qui» cambia in base alle esigenze del momento (di «noi italiani» o «noi padani», ovviamente). Ci sono le mele da raccogliere, le camere degli alberghi da pulire, il nonno da accudire? Bene, porte aperte. Ma poi, finito il bisogno, un calcio e via, che tornino al paesello natio.

Sia chiaro, comunque, che «loro» non sono mai uguali a «noi». Possiamo anche assumere un musulmano per allenare la squadra di calcio locale, fingendo di ignorare che il «mister» svolge pure una funzione educativa, ma ciò non deve fornire allo straniero il pretesto per rivendicare i diritti della civiltà occidentale. Il «coach» vuole pregare Allah in un luogo di culto che abbia un minimo di dignità? «Non se ne parla», risponde il presidente (leghista) dell’associazione sportiva che lo ha assunto.

Insomma, la logica dello straniero usa e getta non sarebbe razzismo, ma semplicemente giusta difesa dei nostri valori (sic!). Vedere in ogni extracomunitario un potenziale malvivente non è esercitare un’odiosa discriminazione, bensì preoccuparsi della nostra sicurezza: e chi se ne importa delle statistiche secondo cui il tasso di criminalità degli immigrati regolari è inferiore a quello degli italiani! Sono soltanto le anime belle (solitamente comuniste) a pensare che un ladro o uno spacciatore vadano perseguiti in quanto tali, infischiandosene di quale nazionalità abbiano.

Ma sì, è un vero peccato che non ci siano più i razzisti di una volta. Quelli, tutto sommato, erano meno pericolosi dei trasformisti di oggi che seminano veleno e delineano una moderna forma di schiavitù. No, niente catene, nessuna frustata sulla schiena: tu soddisfi i miei bisogni e io ti pago anche (magari poco e in nero, ma ti pago). Però, per favore, lavora e taci, non pretendere di avere un’abitazione decente o addirittura di pregare il tuo Dio. Soprattutto, non disfare la valigia, caro il mio straniero, perché quando non sei più necessario devi tornare a casa tua, quella vecchia, lontana da qui. Lasciaci solo un recapito telefonico, casomai un domani ci servisse ancora il tuo aiuto.

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