di Ugo Morelli / scritto il 01-12-2009
Le minacce che non esistono sono le migliori per fare paura. Cosicché noi oggi siamo tutti mentalmente impegnati a difenderci da paure che derivano da minacce che proverrebbero dall’intercultralità e dall’incontro con l’altro diverso da noi, mentre distogliamo così la nostra attenzione da minacce ben più gravi che derivano dia nostri stessi comportamenti. Trattiamo con il silenzio il problema più grave e ci diamo una gran voce per quello che richiede solo un impegno di civiltà per essere affrontato. Mentre tentiamo di ergere barriere contro i nostri simili che cercano libertà e convivenza con noi e ingaggiamo tenzoni con loro per respingerli e tenerli lontani, somigliamo sempre più ai polli di Renzo dei Promessi sposi: litigano tra loro e si beccano inconsapevoli del fatto che tra non molto finiranno entrambi in padella. Avvicinandosi il vertice di Copenaghen, dove dal 7 al 18 dicembre si affronteranno i risvolti politici, economici e culturali del cambiamento climatico, conviene chiedersi come muoversi anche a livello locale per non superare i limiti del pianeta. Quei limiti sono evidenti e, per quanto ci riguarda, quella che viene definita la condizione “sotto serra” delle Alpi, è uno dei problemi principali. Studi puntuali condotti dai climatologi in alcuni paesi dell’intero arco alpino mostrano che la vegetazione sta cambiando, che i ghiacciai regrediscono, che aumentano le frane e le valanghe e tutto ciò evidenzia la fragilità dell’ecosistema. Concentrarsi solo sul clima, peraltro, non sembra essere la via migliore per fare qualcosa. Ai sistemi locali è più consono e più corrispondente alla loro azione possibile, mettere concretamente mano all’ambiente e all’energia. Sul clima, infatti, abbiamo segnali rilevanti ma non spiegazioni esaustive né tanto meno previsioni possibili. L’ambiente invece e soprattutto il suo degrado, sono sotto gli occhi di tutti. Lo stesso dicasi per l’energia. È necessario combinare gli sforzi di provvedimenti normativi e di azioni educative innovative per promuovere un effettivo cambiamento di idee e comportamenti riguardo al rapporto uomo-ambiente. Gli investimenti attuali in tale direzione devono essere decisamente potenziati e passare da una fase in cui l’improvvisazione domina ad una fase strutturata e basata su metodologie avanzate. Lo stesso vale per l’energia. La ricerca mette in evidenza come vento, acqua e sole possono fornire il cento per cento dell’energia necessaria al mondo, eliminando i combustibili fossili. Questa ricerca deve essere potenziata. Entrambe queste piste, quella educativa ambientale e quella energetica, possono divenire oggetto di investimenti e di creazione di know-how e modelli di azione anche esportabili. La nostra realtà locale ha molte carte da spendere in questa direzione ed è tempo di agire e pensare alto.
(Ugo Morelli)