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Caduti sotto il crocifisso

Simboli e significati condivisi? Dall'antagonismo alla necessita' del conflitto (Ugo Morelli) / scritto il 08-11-2009

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A scorrere le posizioni emergenti di fronte alla sentenza della Corte Europea che ha accolto un ricorso di una famiglia italiana disponendo l’abolizione del crocifisso dalle aule scolastiche, c’è da rimanere sconcertati.
“La presenza del crocifisso”, dice la ministra dell'istruzione, “non significa adesione al cattolicesimo, è un simbolo della nostra tradizione”. Di fronte all’affermazione della ministra, come sempre, non capiamo se ci è o ci fa: si tratta di una negazione del valore del simbolo cristiano per eccellenza, ridotto alla sua funzione simbolica, che dovrebbe allarmare profondamente i discendenti di Pietro e Paolo. Sarebbe come dire che l’eucarestia per i cattolici è solo un simbolo e quelli non sono il corpo e il sangue di Cristo transustanziati, ma solo un simbolo.
“Il buon senso vittima del diritto” dice il segretario neoeletto del mai nato Partito Democratico. Il buon senso è una delle categorie più perniciose e bisognerebbe proporre di sostituirla con il “mal senso”. In nome del buon senso si evitano i confronti e i conflitti, intesi come dialogo tra differenze, e ciò produce il degrado progressivo della vita politica, nonché di chi in suo nome rinuncia alla propria autonomia, come il “partito democratico” dovrebbe sapere, ma come evidentemente non ha imparato, nonostante l’esperienza.
“Togliamolo, ma solo negli istituti nuovi”, dice Pietro Bellini, professore emerito di diritto canonico. Trasformare la suprema distinzione in un canone temporaneo e passeggero è forse il più idealtipico segnale di una teologia cerchiobottista che mira a prendere da ogni lato.
Maurizio Bizzarri, sindaco di Scarlino (Grosseto), che si dichiara “bersaniano della prima ora, decide di applicare una multa di cinquecento euro a chi decidesse di togliere il crocifisso dalle scuole.
“Abbattiamo tutti i monumenti con simboli cattolici”, dice il docente di storia Marcello Veneziani. Lo storico mostra con questa affermazione quale considerazione egli abbia delle istituzioni pubbliche e della necessità che, in una democrazia, esse riescano ad essere luogo del libero confronto e del rispetto di ogni posizione, a partire da quelle minoritarie o singole. Le istituzioni di oggi dovrebbero essere gelosamente tutelate e i monumenti e gli edifici storici segnalarci da dove veniamo e quali situazioni abbiamo attraversato.
“Non me l’aspettavo, come qualsiasi persona di buon senso”, dice il cardinale Giovan Battista Re. Torna il buon senso, in una curiosa sintonia con Bersani, con l’aggiunta di una forma di sorpresa propria di chi è così saldamente al potere che si stupisce che possa esistere una posizione diversa dalla propria.
Il sindaco leghista di Cittadella annuncia dei manifesti con la foto dei genitori contrari al crocifisso e la scritta “wanted”. Inevitabile l’arrivo delle truppe e della caccia all’infedele: in salsa volgare e arruffona si ripresenta l’anima nera di Torquemada, ma per carità, non si agiti il sindaco, Torquemada non era uno scudiero di Alberto da Giussano e non appare neppure nel film agiografico che di recente tenta di celebrare la Lega con scarso successo: un’overdose di melenserie autocelebranti non la sopportano neppure i provati stomaci leghisti: vabbè per polenta e salami grondanti di grasso ma il troppo è troppo.
Molte altre iniziative contro la sentenza per l’abolizione del crocifisso dalle scuole piovono da ogni lato.
“Se c’è un segno che caratterizza la cultura europea in tutte le sue dimensioni questo è la croce”, sostiene Massimo Cacciari, e aggiunge: “Rappresenta la laicità di Gesù”. L’universalità di un valore è sempre tale da un certo punto di vista. Solo il conflitto tra punti di vista può provvisoriamente confermare o smentire un segno, come lo stesso Cacciari ha sempre sostenuto. Allora perché negare le differenze di posizioni che emergono e non accoglierle come evoluzione del pensiero e delle coscienze?

Solo la massima autorità del cristianesimo cattolico, il Papa, ha preso posizione in favore della sentenza della Corte Europea. Egli ha sostenuto che, rispettando l’insegnamento di Gesù Cristo, ogni forma di simonia non solo è inopportuna ma è peccato, come lo è nominare il nome di Dio invano. Il Papa con estrema chiarezza ha detto che il valore della fede sta nella chiamata di Dio e nella scelta di ogni persona di accoglierla liberamente. La sacralità del simbolo supremo del cristianesimo, dice il pontefice dei cattolici, esige che lo si tuteli e preservi, non proponendolo o imponendolo ma promuovendone un uso consapevole e motivato. È importante, inoltre, rispettare il comando: “quel che è di Cesare è di Cesare e quel che è di Dio e di Dio”, proprio per non svilire il valore di Dio. Per questa ragione le istituzioni pubbliche, quelle che sono di tutti e che rispondono al bene comune, per poter rispondere anche al bene dei cattolici, debbono essere rispettate nella loro laicità. Non c’è etica senza libertà, ha aggiunto il Papa, e la libertà è il solo humus in cui può germogliare la vera fede. La vera fede è una prassi, una ricerca continua di comportamenti coerenti che non nega la fragilità di quello che siamo e le infinite differenze di cui siamo portatori: negare la ricchezza con cui Dio ci ha creato vorrebbe dire bestemmiarlo. La testimonianza è nella vita e chi si arrovella solo sui simboli e i divieti forse mostra un difetto nell’esperienza e nella convinzione. Tuteliamo perciò il nostro crocifisso e utilizziamolo con dignità, parsimonia e appropriatezza. “La discrezione sta scomparendo”, dice un verso di Ezra Pound, ed è tempo che impariamo ad ascoltare la voce di ogni uomo solo perché esiste: questo forse vuol dire essere cristiani, dice il pontefice. Cogliamo con ascolto e attenzione il segno che ci viene dalla sentenza della Corte Europea. Così il pontefice dal Vaticano.
(Avviso necessario: queste dichiarazioni del Papa provengono dal paese chiamato Utopia).

(Ugo Morelli)