base

home/conflict now

Cerca:

Treni perduti e conflitti mancati

di Antonio Castagna / scritto il 17-10-2007

torna indietro

Mi è capitato di seguire una vicenda che spesso viene confinata nei discorsi privati o che quando diventa pubblica viene trattata con un tono scandalistico che magari suscita attenzione sul momento ma rende difficile un approfondimento. Gli eventi a cui qui farò solo cenno sono accessibili nel dettaglio dal sito www.paolosimone.com/treni.pdf.

Il fatto, raccontato in sintesi, nasce dalla protesta di due disabili che, in circostanze e in momenti diversi, si trovano a fare i conti con l’inadeguatezza delle attrezzature di Trenitalia. Una donna che nell’articolo sul “Trentino” del 07 settembre 2007 racconta di un viaggio Trento-Firenze e ritorno costellato da disservizi, disattenzioni, mancata presenza di attrezzature con il contorno di disagi per lei e per gli altri viaggiatori costretti ad aspettare il muletto che doveva far scendere la carrozzina, infine i viaggiatori infuriati con la malcapitata che gli avrebbe fatto perdere le coincidenza.
L’altro caso riguarda Paolo Simone stesso, che nel tragitto Trento-Bolzano era abituato ad adattarsi a viaggiare nel vagone riservato alle biciclette, prassi diffusamente accettata anche se non proprio adeguata a far viaggiare un disabile in carrozzina.

L’aspetto su cui vorrei concentrarmi prende spunto proprio dallo scambio tra Paolo Simone e la Direzione regionale Veneto delle Ferrovie dello Stato. A fronte delle proteste di Simone infatti, motivate dal disagio di dover viaggiare tra le biciclette in condizioni non adeguate e sotto lo sguardo poco benevolo dei controllori, le Ferrovie dello Stato hanno deciso di proibire i treni non esplicitamente attrezzati ai disabili. In questo modo 21 treni sulla tratta Trento-Bolzano sono diventati non utilizzabili dai disabili, mentre ne sono rimasti disponibili 6, mentre sulla Bolzano-Trento, 5 sono utilizzabili, 21 sono diventati non utilizzabili. È accaduto che, a fronte della protesta di Simone e agli articoli del “Trentino” e de “L’Adige” che denunciavano i disservizi, le Ferrovie dello Stato hanno risposto facendo rispettare in maniera ferrea il regolamento. Il responsabile commerciale veneto, Antonio Parcianello, ha scritto infatti a Paolo Simone una lettera, anche questa presente nel sito di Simone. Nella missiva Parcianello innanzitutto, correttamente, si scusa “per ogni possibile disagio”, continua sottolineando il fatto che le FS stanno facendo ingenti investimenti per migliorare il servizio e lodando l’azione dei call center e delle sale Blu dedicati a prendersi cura dei disabili. Infine, all’ultimo capoverso scrive: “In questo contesto, previo accordo con le associazioni che rappresentano le persone diversamente abili, Trenitalia proprio per garantire la qualità e dignità del viaggio ha deciso di applicare la vigente normativa e di consentire, pertanto, l’accesso dei viaggiatori in sedia tecnologica solo a bordo dei treni con carrozza attrezzata, come da programma riscontrabile sull’orario IN TRENO o sul sito internet”.
Paolo Simone questa conclusione l’ha presa come una beffa. Nessuno infatti reclama perché un diritto venga rispettato aspettandosi in cambio un peggioramento della situazione.

L’aspetto che a me pare interessante rispetto al tema del conflitto è che questo scambio si conclude con un riferimento a un piano che non è dialogico. Fino alla lettera di Parcianello infatti si assiste a uno scambio di lettere e e-mail che sia pure con le alternanze dei toni aspri di Simone, scandalistici dei giornali, accomodanti dell’invito del responsabile della Sala Blu di Verona, lasciano comunque aperto lo spazio al dialogo. Questo spazio viene all’improvviso troncato attraverso il ricorso a un’istanza sovrana rispetto alle azioni individuali che è rappresentata dal regolamento. Dal punto di vista relazionale però il ricorso al regolamento assomiglia a una rinuncia, ed è una rinuncia a farsi carico di una domanda, portata da Paolo Simone e da altri che vivono la sua condizione di disagio. L’istituzione qui ridiventa all’improvviso una macchina cieca, un puro meccanismo di cui si fanno carico “con zelo”, come scrive Paolo Simone citando forse involontariamente Dejours de L’ingranaggio siamo noi (Il Saggiatore, 2000) i suoi funzionari. Alla logica plurale del conflitto si sostituisce così la pura logica del dominio. Non importa qui stabilire se si tratti di un dominio buono o cattivo. Importa il fatto che l’istituzione Ferrovie dello Stato all’improvviso si spersonalizza, chi è preposto a farsi carico del problema si sottrae rinunciando alla sua soggettività per farsi meccanismo egli stesso. Lo scambio linguistico è così troncato, così come la possibilità di trasformare il problema posto da Simone e da altri in una possibilità. L’istituzione probabilmente andrà avanti con i suoi tempi di macchina regolata, magari troverà il modo (con il suo tempo) di acquistare nuove carrozze attrezzate, penserà a risolvere i suoi problemi di funzionamento, piuttosto che farsi carico di una relazione problematica nella quale però i diversi confliggenti potevano trovare spazio per costruire un’alleanza.

(Antonio Castagna)

Fonte: www.paolosimone.com/treni.pdf