di Ugo Morelli / scritto il 20-11-2007
“Immaginare l’altro può essere un antidoto al fanatismo”. Così scrive Amos Oz sul Corriere della Sera del 2 novembre 2006. Per un bambino l’immaginazione della mente altrui e in particolare della madre è una delle condizioni per la costruzione della propria. L’immaginazione, non per niente, è all’origine dell’arte e della politica, di tutte quelle “generazioni” di cui siamo capaci per autoelevarci o, perlomeno, per tentare di farlo. Non basta l’immaginazione se non è narrata ad un altro, e da qui Oz lascia scaturire un elogio della letteratura, collegandola all’atto politico fondamentale che è il riconoscimento dell’altro come fonte della propria individuazione. Si riconosce così nella relazione e nell’incontro, quindi nel conflitto, la via per arrivare a noi stessi. Intervistato da Fazio a Che tempo che fa la sera dell’11 novembre, Ian McEwan ha sostenuto che ogni forma di totalitarismo corrisponde di fatto ad una crisi dell’immaginazione. È proprio l’immaginazione e la crescita della capacità immaginativa, forse, una delle più importanti esigenze di educazione al conflitto, oggi.
(Ugo Morelli)