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Siamo davvero liberi di scegliere? Eutanasia e testamento biologico.

di Sabrina Taddei / scritto il 16-10-2006

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Si fa un gran parlare degli otto disegni di legge presentati al Senato per una questione che si avverte come urgente: il testamento biologico, che da molti viene percepito come legge che autorizza l’eutanasia.
In realtà il diritto che si cerca di far riconoscere è quello di permettere ad ogni persona di indicare cure e trattamenti che ritiene sostenibili per se stesso se dovesse presentarsi l’eventualità di non essere in grado di intendere e volere: dare quindi delle direttive anticipate di vita , partendo dall’idea di vita che ognuno ha per se stesso.
Si tratta di fatto di anticipare il proprio presente e contenere la complessità della situazione, cosa decisamente non banale e non di facile soluzione, dichiarare una sorta di volontà preventiva, resa attuale a ritroso, ma anche un’opportunità di comprendere le ragioni di chi chiede di morire avendo perso ogni speranza. Personalmente potrei forse sopportare di vivere su una sedia a rotelle perché paralizzata, ma non di sapermi cerebralmente lesa al punto di non poter pensare o esprimere le mie posizioni e i miei sentimenti, di fare cioè la mia parte.
Si può fare una legge laica che tuteli l’insopprimibile libertà dell’individuo, senza opportunismi? Quali sono le condizioni che permettono di gestire un conflitto così cruciale nella vita di ognuno di noi, di decidere fra la vita e la morte e chiedere ad un altro, seppur medico, di essere colui che “stacca la spina”?
Forse ciò che più conta è l’uso che facciamo della nostra vita, più che la sua durata.

(Sabrina Taddei)