di Sabrina Taddei. / scritto il 16-10-2006
L’Italia è, contemporaneamente a tutte le altre identità, anche terra di sfruttamento: Puglia, Campania e Sicilia, secondo un rapporto sanitario di Medici senza frontiere, sono regioni dove gli immigrati, soprattutto clandestini, diventano schiavi degli agricoltori locali di pomodori.
L’Intergruppo tra parlamentari e sindacati europei sta indagando su questa vergogna italiana e con tutta probabilità la Commissione europea incriminerà il governo italiano di sfruttamento e sospenderà i sussidi ai coltivatori italiani di pomodori.
L’Unione europea, in base al raccolto previsto, verserà quest’anno circa 137 milioni di euro ai coltivatori e i sussidi andranno anche alle aziende che invece di assumere regolarmente gli stagionali hanno ridotto in schiavitù migliaia di stranieri.
La schiavitù in uno Stato membro fondatore dell’Unione europea è un crimine contro l’umanità: il 50% dei braccianti stranieri in Italia vive senza acqua corrente; il 40% dorme in baracche; il 43,2% non ha gabinetti; il 30% non ha elettricità e un altro 30% è stato aggredito o maltrattato, senza dimenticare i braccianti scomparsi o uccisi.
Questi alcuni degli effetti di un’economia fantasma, dell’erogazione di sussidi senza l’applicazione delle regole e delle verifiche e di una legge sull’immigrazione che richiede di essere ripensata in modo complementare all’integrazione di tutta l’Unione europea, e meglio ancora del pianeta.
Ovviamente il danno è diffuso anche in altri paesi europei; si pensi agli annegamenti dei raccoglitori cinesi di molluschi in Gran Bretagna, ma i dati sembrano dimostrare che in nessun altro territorio dell’Unione la schiavitù è adottata su così vasta scala come in Italia.
Ecco l’ennesimo quotidiano esempio di abuso del potere umano e di esclusione dell’esistenza dell’altro quando ci impegniamo a renderlo inesistente. Il bisogno di lasciare tracce del nostro passaggio ci autorizza a mortificare l’altro al punto di fargli preferire di non essere nato?
(Sabrina Taddei)