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I politici e l’appello al popolo. Una finestra sul XXI secolo.

di Luca Mori / scritto il 28-11-2007

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Ricorriamo ancora una volta, per capirci, alla problematica distinzione tra “sinistra” e “destra”, e pensiamo alle vicende italiane del novembre 2007.
La sinistra, negli ultimi due anni, ha insistito molto sulla partecipazione (in Toscana, una giunta di sinistra varerà nel gennaio 2008 la prima “legge regionale sulla partecipazione” elaborata con un percorso partecipato). Il Partito Democratico è stato presentato come l’inedito modello di un partito edificato dalla scelta dei cittadini, dalla loro partecipazione.
Berlusconi, però, ha proposto a sorpresa quasi immediatamente un clone, il Pdl, appellandosi analogamente al popolo (quello dei gazebo e delle piazze acclamanti, educate per anni dalla televisione commerciale e dalla televisione pubblica che l’ha emulata).
Qui si profila un’alternativa: partecipazione plebiscitaria eccitata da una retorica populista e demagogica, nutrita di sondaggi, oppure…
Oppure? Una buona fetta del destino della “sinistra” nel XXI secolo si giocherà su questo punto, su come verrà immaginata e praticata l’alternativa, l’oppure. In assenza di pratiche di partecipazione non demagogica, ovvero in assenza di investimenti sull’inclusione e sulla motivazione della cittadinanza alla partecipazione, in assenza di investimenti sulla formazione all’elaborazione generativa dei conflitti che la partecipazione comporta, non ci sarà alternativa alla partecipazione plebiscitaria, cosicché destra e sinistra finiranno davvero, alla fine, per coincidere. E la loro distinzione dipenderà in quel caso soltanto dal fatto che ci saranno, di volta in volta, figure carismatiche o funzionari influenti con diverse ambizioni.

(Luca Mori)