Da piazza Tharir a Londra, di Luca Mori / scritto il 07-12-2011
Durante il discorso dell’11 agosto 2011, a quattro giorni dall’inizio dei riots che hanno attraversato Londra e si sono estesi ad altre città dell’Inghilterra, il premier inglese David Cameron ha annunciato il possibile blocco dei social network quale misura per arginare la diffusione degli scontri, intervenendo sulla capacità di coordinamento delle bande, che hanno fatto ampiamente ricorso al sistema di microblogging Twitter e alla messaggistica istantanea multipla dei BlackBerries per organizzare e pubblicizzare le loro azioni. Nel frattempo a New York si lavora ad una strategia per «scandagliare i social network alla ricerca di feste e festini che potrebbero finire in rissa, pericolosi regolamenti di conto tra gang o qualsiasi altra eventuale fonte di violenza», con unità di polizia a ciò dedicate (M. Montecucco, Scandagliare i social network? La polizia di New York ci ha già pensato, in Corriere della sera, 11 agosto 2011). Anche il “supercop” Bill Bratton, chiamato con una certa enfasi come consulente dagli Stati Uniti, ha suggerito di utilizzare i social network per monitorare l’attività delle bande (un’altra misura da lui consigliata è quella di formare un corpo di polizia con una maggiore varietà etnica).