di Antonio Castagna / scritto il 16-12-2005
Dopo l’assoluzione di Mohammed Daki dall’accusa di terrorismo, “La Stampa”, ha pubblicato un articolo di Lucia Annunziata nel quale l’autrice traccia un parallelo tra gli accusati di concorso esterno in organizzazioni mafiose e presunti fiancheggiatori dei terroristi. Se fosse stato un picciotto, dice in sintesi la Annunziata sarebbe stato condannato. Le risponde su La Repubblica del 2 dicembre Giuseppe D’Avanzo che cita casi di assoluzioni, anche di imputati eccellenti, dovute al mancato accertamento dei fatti. In questo modo D’Avanzo mette in luce una sua idea di giornalismo da cui emerge uno dei grandi conflitti del nostro tempo.
Secondo D’Avanzo, infatti, il dovere della magistratura, come quello dei giornalisti è di accertare fatti. La politica, che vive di visione e quindi di opinioni, può anche farne a meno proprio perché giornalisti, magistrati, intellettuali, si assumono il compito di costruire dei rifugi della verità che costringono la politica a confrontarsi con i fatti, evitando l’annientamento dello spazio stesso della politica. “Il giornalismo italiano – scrive D’Avanzo – pericolosamente sta dimenticando il suo dovere di raccontare dove siamo. Degradato a opinionismo non guarda ai fatti, non li cerca, non vuole trovarli, non ne vuole tenere conto. […] Screditata a opinione, la verità di fatto è vulnerabile, irrilevante”.
Il problema affrontato da D’Avanzo riguarda la natura conflittuale della conoscenza che, privata dei fatti, finisce per confondere tutto, in un gioco infinito di opinioni e di interpretazioni che trascurano sempre un adeguato esame di realtà. Questo non vuol dire che i fatti parlino da sé, né che esistano fatti senza che ci sia qualcuno a interpretarli, vuol dire che solo che l’opinione, privata dei fatti è pura fantasia. Un’altra cosa importante che l’articolo di D’Avanzo suggerisce è che la democrazia è fatta anche dalla suddivisione dei ruoli nella società e che si nutre di metodi conoscitivi differenti, senza la cui presenza la libertà sarebbe solo un delirio. La libertà e la stessa creatività, individuale e collettiva, non sono altro che un gioco dentro uno spazio in cui la realtà fa da vincolo, senza vincolo non c’è libertà, ma solo confusione. Anche la libertà d’opinione senza il vincolo dei fatti si trasforma, nell’informazione, come nella vita, in una beffa crudele, per usare ancora le parole di D’Avanzo.
(Antonio Castagna)